Tra i materiali lapidei minori utilizzati nelle valli alpine, la pietra ollare, oggi quasi dimenticata, è una roccia metamorfica (meglio sarebbe dire un insieme di rocce) detta ultrabasica, povera di silicio, ma ricca di ferro e di magnesio. A seconda del tipo, può essere facilmente lavorata al tornio, ridotta in lastre o scolpita. Pietre ollari affiorano un po' dovunque nell'orizzonte alpino, e da tempo immemorabile sono state utilizzate dai valligiani, rivestendo in passato una certa rilevanza anche economica per le sue particolari proprietà,

La pietra ollare o steatite è una pietra tenera e facile da lavorare, resistente alle alte temperature e di lento raffreddamento; per tali caratteristiche veniva adoperata dalle popolazioni alpine dell'età del ferro, come testimoniato dai numerosi reperti archeologici ritrovati nel corso degli anni, per preparare le forme destinate a raccogliere il bronzo in fusione. Plinio il Vecchio, nella sua Historia Naturalis, dice che nel Comasco esiste una pietra verde che "si cava e lavora al tornio in forma di recipienti per cuocere cibi e piatti da portata"; con l'avvento di nuovi materiali e la diffusione di nuove tecniche di riscaldamento conobbe il declino già verso la seconda metà dell'Ottocento e cessò nel 1900.

All'inizio della storia, 2 miliardi di anni fa, quando non c'erano ancora i dinosauri, i continenti iniziarono lentamente ad assumere le loro forme. Le piattaforme continentali galleggiavano e scontrandosi, in conseguenza alla loro deriva, formavano così falde montane di enormi dimensioni, schiacciando le rocce ricche di magnesio e talco. Sotto l'influsso di potenti spinte ed alte temperture nacque a molti chilometri di profondità la pietra ollare. Questo processo che si sviluppò in milioni di anni diede alla steatite delle caratteristiche non riproducibili artificialmente; questa materia che si lascia lavorare con facilità, ha una conduzione termica circa 8 - 10 volte maggiore rispetto al materiale refrattario. Il suo peso specifico è circa due volte quello dei mattoni refrattari tradizionali e la sua capacità di accumulare calore è circa due volte e mezzo maggiore. La pietra ollare è resistente al fuoco e non si deteriora alle alte temperature.

Queste sue preculiarità hanno determinato il suo sviluppo con la produzione artigianale di pentole con un anello in ferro di varie dimensioni per la cottura dei cibi, bocche di forni, stufe, con gli scarti venivano prodotti gli scaldaletto.

Oggigiorno rimangono le piastre in pietra ollare che consentono di cucinare ogni tipo di vivanda: carne, pesce, formaggi, verdura e frutta; Esaltano il gusto proprio dei cibi, il risultato è particolarmente saporito e sano.

Indicata anche per cotture dietetiche (senza grassi o condimenti);

E' anti-aderente in modo naturale. Non brucia gli alimenti e non produce fumo nè odori durante la cottura.

Le proprietà termiche della pietra consentono di cuocere a fiamma bassa con conseguente risparmio energetico. La pietra accumula calore e lo mantiene per circa due ore a cottura ultimata.

Possono essere aggiunti fornelletti di mantenimento ad alcool con cui la pietra precedentemente scaldata può essere utilizzata in tavola per proseguire la cottura o come scalda vivande.